La filosofia dello Yoga
Alla domanda, in classe:
“Perché ti sei avvicinata allo Yoga?”
Quasi sempre la risposta è “perché me l’ha consigliato il fisioterapista o il mio medico” per un fattore di benessere psicofisico, oppure semplicemente per tonificare il corpo tramite le posizioni, con un approccio prettamente fisico.
La pratica fisica dello Yoga consiste nell’esecuzione di Asana (posizioni) che vengono eseguite in sequenza sul nostro yogamat. Chi prosegue questa disciplina nel corso dei mesi e poi degli anni, si accorge che c’è molto di più dell’esercizio fisico: meditazione, respirazione, mudra, mantra…
Lo Yoga è uno stile di vita, una filosofia. C’è chi ancora lo chiama ginnastica (e a noi insegnanti questa frase fa sorridere), ma siamo qui a proporvi di leggere questo articolo per dissipare ogni sorta di dubbio!
Le sequenze sul tappetino dovrebbero sempre seguire i principi di Yama e Nyama, che sono i primi due passi dell Ashtanga Yoga. Citato anche nel sutra di Patanjali, la pratica deve essere eseguita rispettando il primo e fondamentale Yama che è Ahimsa (la non violenza).
Nella pratica di Yoga si apprende a trattare con rispetto il nostro corpo, senza forzare.
Spesso capita che la persona che sta praticando di lato a noi stia eseguendo un asana in modo migliore e, senza volerlo, siamo spinti a cercare di emularla. Errore da non fare: magari il praticante a fianco a noi ha alle spalle anni di esperienza! Inoltre la nostra pratica non deve basarsi sulle prestazioni altrui: noi dobbiamo concentrarci sul nostro yogamat e sulla nostra pratica, senza competizione.
Spingerci troppo oltre in un asana che ancora non ci appartiene, significa dare troppo peso all’Ego: questo vìola il principio di Ahimsa, ma anche di Asteya e Satya”: stiamo rubando quella posizione! La forma che assume il nostro corpo non è pienamente onesta. Lo Yoga ci chiede, invece, di rimanere connessi, presenti e di sapere attendere. Il momento giusto verrà, e lo dice una famosa frase nei sutra:
“Quando la padronanza delle posizioni è stata completamente ottenuta, lo sforzo per assumerle diviene minimo, e quando la mente si è completamente identificata con l’infinitudine dello spazio, la posizione diventa stabile e piacevole.”
Siamo certi di nutrire il nostro corpo in modo consapevole con cibo adeguato e sano? Gli alimenti che scegliamo violano Ahimsa? Non occorre essere vegetariani o vegani, possiamo scegliere di variare la nostra dieta, preferendo alimenti meno processati, senza sprecare, acquistando solo ciò di cui abbiamo bisogno, gustando i pasti con gioia e presenza, senza stare davanti alla televisione accesa o con lo smartphone in mano per controllare le notifiche.
Vivere in modo yogico significa anche eliminare le cose che non ci servono e vivere bene con quello che abbiamo. Nella nostra società occidentale l’idea di possedere tante cose, magari costose, spesso è associato a una sensazione di valore. Uno Yogi non accumula, ha ciò di cui ha bisogno, nulla di più e questo è strettamente collegato a “Aparigraha”, il non possesso.
Inoltre, un praticante Yoga sa che il suo corpo è il suo tempio e lo tratta come tale. Rispettandolo e curandolo con amore e dedizione ogni giorno. La pulizia diventa, quindi, non solo un rituale quotidiano di bellezza e igiene, ma qualcosa di più profondo: “Saucha”. Gli Asana e i Pranayama ci liberano dalle tossine, la meditazione ci aiuta a purificare anche la nostra mente da pensieri e da emozioni negative passate e presenti.
Non dimentichiamo “Santosha”, un atteggiamento di felicità incondizionata. Sam significa tutto, del tutto, mentre Tosha è appagamento, soddisfazione. Indipendentemente da ciò che avviene attorno a noi, cercando di rimanere distaccati dal risultato, dovremmo sempre cercare di mantenere il sorriso sulle labbra.
Nonostante la vita ci metta spesso a dura prova e ci sottoponga a una certa sofferenza, la pratica Yoga ci può aiutare a sopportare per comprendere come mantenere il nostro equilibrio mentale e come placare le Vritti (pensieri attivi).
La cosa più bella che ci dona questa disciplina è il fatto di imparare a vivere nel QUI E ORA, eliminando l’attaccamento al passato e vivendo sempre l’istante presente staccandoci dalla paura di quello che verrà!
Lo Yoga ci insegna davvero come poter essere felici, non solo sul tappetino, ma anche nella quotidianità. Per me è stato un cambio di vita a 360 gradi e confermo che Santosha si è radicato nella mia mente grazie alla pratica quotidiana.
E cosi mi piacerebbe lasciarvi con una domanda:
Perché fermarsi solamente agli Asana?
Om Namah Sivaya