La pratica dell’Ashtanga con la luna piena
Nella pratica di Ashtanga Yoga intensa dobbiamo sapere che ci sono alcuni giorni in cui non è consigliato praticare: quelli di luna piena e di luna nuova. Questo si applica tendenzialmente a coloro che praticano tutti i giorni lo stile Mysore (Ashtanga Vinyasa Yoga). Come la marea viene influenzata dalla Luna, anche noi creature umane, che siamo composte del 75% di acqua, subiamo la sua influenza.
La pratica costante ci aiuta ad essere più in sintonia con i nostri cicli naturali. Riposare nei giorni di luna piena è un modo per riconoscere ed onorare i ritmi della natura così da vivere più in armonia con essa. Quando la luna è piena è meglio non praticare, perche’ il corpo diventa piu’ sensibile, si verificano picchi o cali di energia che possono aumentare il rischio di infortuni. In luna piena si e’ dotati di un’eccessiva energia e può quindi succedere di spingersi al di là dei propri limiti ed esagerare i movimenti, sollecitando eccessivamente muscoli ed articolazioni. In luna nuova, invece, l’energia è molto bassa e dunque si è più deboli.
Ho letto anche l’opinione di Eddie Stern – un famoso insegnante dell’Ashtanga Yoga New York & Broome Street Temple – che ci spiega fondamentalmente la ragione più importante per cui il creatore dell’Ashtanga Pattabhi Jois era solito riposare dall’insegnamento nei giorni di Amavasya (luna nuova) e Purnima (luna piena).
In occasione di Amavasya e Purnima, alcuni rituali dovevano essere celebrati sia dagli insegnanti che dagli studenti, i quali erano tutti bramini, quindi se il maestro Patthabi non praticava, nemmeno i partecipanti lo dovevano fare. Pattabhi Jois diceva nelle sue classi che “se un insegnante insegna nuovi argomenti in occasione dei giorni di luna, la sua conoscenza diminuirà nel tempo, se invece lo fa il giorno prima o dopo, sarà la conoscenza dello studente a declinare”. Curioso vero?
Fin da quando Pattabhi Jois fu studente al Maharaja’s Pathashala, prendersi quei giorni di riposo dall’insegnamento era diventata un’abitudine ed un’osservanza per lui.
In secondo luogo, il cognome dello stesso Jois e’ legato al termine Iyotish che si ricollega all’astrologia vedica. Secondo Jois, nei giorni di luna piena e nuova per colpa di una congiunzione di Nakshatra, eventuali traumi (probabili) avrebbero necessitato di tempi di guarigione più lunghi. L’astrologia era una sua tradizione di famiglia. E dal momento che lo stesso considerava lo yoga come una pratica di origine Vedica e che la conoscenza delle Upanishads dovesse essere compresa attraverso la pratica degli asana e del pranayama, egli attribuì all’insegnamento dello yoga le stesse osservanze che applicava nell’insegnare i Veda.
C’e una storia divertente che ho letto in un libro della pratica Yoga che ci fa pensare proprio a queste ultime parole.
“Uno studioso santo era solito tenere classi sulla Bhagavad Gita ogni sera sotto un albero vicino ad un villaggio. Possedeva un gatto che, a volte, correva tra la folla disturbando. Come risultato, il saggio cominciò a legare il gatto all’albero durante la classe. Dopo qualche tempo, lo studioso morì. Uno dei suoi discepoli continuò a tenere le lezioni sulla Bhagavad Gita sotto l’albero e continuò a legare il gatto all’albero durante la classe. Dopo qualche tempo il gatto morì ed il discepolo ne comprò un altro. Dopo 3 generazioni, un discepolo scrisse un documento sulla tradizione sacra di legare un gatto all’albero mentre si tiene una classe sulla Bhagavad Gita.”
Quindi, se teniamo conto che l’illustre Patthabi usava questa metodologia di training rispettando I cicli della Luna, in segno di rispetto per Pattabhi Jois, i suoi metodi e i suoi insegnamenti, è buono per i suoi studenti continuare con l’osservanza di queste piccole regole.
Namasté